Vuoi comunicare con più autenticità? Parti dalle tue piccole storie: sono la chiave per costruire un brand umano e memorabile.
A volte pensi di non avere nulla da raccontare. In realtà è tutto l’opposto: hai un forziere nascosto e potente fra le tue mani. Sto parlando delle tue piccole storie. Quelle che vivi ogni giorno fatte di incontri, connessioni, eventi minuscoli e giganti insieme
Le tue piccole storie custodiscono tutto: emozioni, scelte, visioni. Non ti serve inventare nulla. Quel che ti occorre è solo: osservare, ascoltare e lasciare che la tua voce emerga. È così che la tua comunicazione diventa autentica e profondamente umana.
Se sei una libera professionista, sai quanto può essere difficile comunicare senza sentirsi inadeguata o vittima della sindrome dell’impostore o dell’ansia da prestazione. La verità è semplice: la perfezione non è di casa, ma non ti serve. Le persone ricercano e aspirano a ritrovarsi, rileggersi, riconoscersi in quello che vivi e sei.
Ed è qui che entrano in scena loro: le tue piccole storie. Sono questi racconti a essere preziosi e ad aiutarti a costruire una comunicazione empatica, autentica e capace di attrarre le persone giuste per il tuo progetto.
Le piccole storie creano connessione.
Essere una libera professionista o un’imprenditrice freelance, vuol dire fare i conti con la solitudine, l’assenza di una guida e di frequente la tendenza a confrontarsi o a fare paragoni impropri con i competitor. L’ansia di comunicare, crescere e vendere ti assale e nel frattempo ti sembra che tutti siano un passo avanti, che chiunque faccia meglio di te. Spoiler: a parlare non è l’oggettività, ma è il tuo critico interiore che va a braccetto con l’ansia da prestazione e performance.
Non aiuta poi il fatto che ogni volta che ti guardi intorno trovi solo messaggi su come vendere su Instagram, fatturare un milione o diventare un’“influencer di successo” (che poi magari tu, un’influencer o una guru da triliardi di follower, nemmeno vuoi esserlo).
Nel frattempo, però corri e le provi tutte. È così che pubblicare un post diventa un’impresa epica: procrastini, dubiti, ti sembra che non funzioni nulla, la tua sindrome da impostore ti tiene la spalla ogni minuto un po’ di più.
Lo so bene, in passato l’ho vissuto anch’io e l’ho visto accadere a chi mi era vicino. Poi è, però, successa una cosa che mi ha aiutato a cambiare la prospettiva e che ora condivido con chi si affida a me. Ho riscoperto il potere delle piccole storie.
Attingi a ciò che vivi.
Lo ripeto spesso, ne ho fatto quasi un mantra: le storie più grande sono quelle che vivi. Abitano in te e nella tua quotidianità. Sono fatte di tutte le scelte, svolte, azioni in cui hai riversato te stessa. Sono fatte dei tuoi dubbi, bisogni, aspirazioni. Hanno la stessa trama del tuo cuore e della tua pancia.
Parlano in un modo che solo tu hai, mostrano l’approccio e il modo di intendere le cose che solo tu puoi dare. Ecco che allora l’impostore può andarsi a prendere un caffè al bar e mettersi alla ricerca di un nuovo lavoro.
Non serve raccontare avventure straordinarie o successi mirabolanti. La magia vive nei dettagli, in quei frammenti di vita che sembrano insignificanti ma che parlano di te, del tuo lavoro, della tua autenticità.
Quando condividi un dettaglio della tua giornata, stai facendo qualcosa di potente: stai rendendo umano il tuo brand. Stai mostrando il valore profondo, il contributo unico che puoi dare tu in quanto persona simile e al tempo stesso diversa da tutti gli altri.
Una foto di un caffè sulla tua scrivania, un aneddoto su un errore che hai fatto e come l’hai risolto. La frustrazione di una riunione difficile, le giornate no e quelle in cui scoperto una piccola meraviglia – tutto questo è storytelling.
I milioni di incastri che fai per sopravvivere alle 24 ore, quel profumo che adori. Il tuo mese preferito, quel nomignolo di cui vai fiera. Quell’idea nata unendo due puntini che nessun’altro ha notato. La lista è davvero infinita.
Sii te stessa: è già questo un super-potere.
Ti posso rassicurare. Non ti serve una narrazione o uno storytelling che facciano concorrenza a un film di Hollywood. Le persone amano le storie perché leggono se stesse, i loro sogni, le loro difficoltà in quei racconti.
Il tuo pubblico vuole riconoscersi in te, non ammirarti da lontano. La perfezione allontana, oltre a rischiare di farti andare in burn-out nel tentativo di raggiungerla a ogni costo. Allontana perché lo sappiamo non è possibile raggiungerla davvero. Crea solo frustrazione, oltre a richiedere una dose esagerata di energie che puoi riporre con più soddisfazione altrove.
Le piccole storie invece creano vicinanza. Quando racconti un aspetto, fuori le righe o dietro le quinte, le persone si sentono accolte e comprese. Sono portate ad ascoltare con più attenzione. Dopotutto questo è il potere dell’empatia applicato alla comunicazione strategica, ne avevamo parlato anche qui.
Senza contare che partendo da ciò che vivi e da ciò di cui hai fatto esperienza riesci a comunicare con più efficacia. Avendo toccato con mano quello di cui parli sai come condividerlo e raccontarlo. Scrivere, creare a partire da questi elementi diventa naturale.
Parti dalla tua realtà.
Un consiglio prezioso per gli scrittori e le scrittrici di tutto il mondo e in ogni epoca, infatti, è proprio questo: scrivi di ciò che sai, di ciò che conosci. In questo modo riuscirai a creare racconti, storie, scene vivide e piene di vita. Perché tu quella vita l’avrai già vissuta, sarà già dentro di te.
Lo stesso vale per la creatività e le idee. L’ispirazione si accende entrando in contatto con la realtà. Ecco perché a volte se ti senti spenta e senza inventiva l’azione migliore che puoi fare per te è:
- uscire a fare una passeggiata,
- dedicarti a qualcosa che ami,
- guardare a quello che stai già facendo, intendo proprio alla materia concreta. Profumi, colori, suoni, oggetti che ti circondano.
Senza accorgertene, mentre sarai intenta a vivere, si accenderanno milioni di lampadine. Provare per credere.
Come iniziare con le tue piccole storie
A livello pratico ecco alcuni suggerimenti per cominciare a riscoprire le tue piccole storie.
- Diventa punto interrogativo e osserva la tua giornata. Ripetilo con me: ti servono dettagli quotidiani, non eventi straordinari. Inizia a setacciare. Non avere fretta. Guarda ciò che accade davvero come se fosse la prima volta: un incontro con un cliente, una telefonata complicata, un momento di pausa in cui ti concedi un respiro.
- Immagina una matrioska e segui l’emozione. Guarda al cuore delle cose. Ogni attimo, ogni piccolo episodio ha un’emozione dentro di sé. Pensa di avere a che fare con una matrioska. Chiediti: cosa c’è al suo interno? Quali altri strati emergono? Potresti scoprire frustrazione, gioia, sollievo. O ancora un dettaglio rosso che ti fa pensare a un’altra immagine ancora. Racconta quell’aspetto, quell’epifania e procedi per connessioni.
- Metti le mani in pasta. Condividi il tuo “come”. Studia il tuo metodo, chiediti: come lo faccio io? Racconta come hai affrontato la situazione, cosa hai imparato o anche solo cosa hai pensato. Questo dà valore senza sembrare didattico o didascalico.
- Parla come se fossi di persona. Usa un linguaggio chiaro e semplice: non complicarti con frasi altisonanti. La comunicazione più efficace è quella che suona naturale, come se parlassi a un’amica.
Perché le piccole storie fanno la differenza
Molte imprenditrici clienti e conoscenti me l’hanno confidato sottovoce. “Non ho nulla da raccontare perché davvero quello che faccio lo faccio in cinque minuti.” oppure “Non c’è nulla di speciale, che ci vuole a farlo?” Tutto questo mentre magari mi stavano mostrando cose o fatti che per chi non era del loro mestiere o campo era l’equivalente di un progetto di astrofisica.
Purtroppo, abbiamo interiorizzato pressoché tutti una teoria che fa più male che bene. Se viene facile a me da fare allora è banale. Solo i grandi successi con tanto di tappeto rosso sono degni di essere raccontati. Te lo voglio dire a chiare lettere: non è vero.
Al contrario quei racconti, quelle esperienze, contengono semi preziosi e ineguagliabili. Molto spesso sono proprio quelli gli elementi, le domande, i bisogni di cui le tue persone vanno in cerca. Sono loro ad attrarre e a ad essere chiavi essenziali capaci di rispondere a ciò che il tuo pubblico sta cercando.
C’è poi un’altra verità da conoscere. Le piccole storie fanno sentire le persone vicine a te, e la vicinanza genera fiducia. Ogni piccolo dettaglio che condividi è un mattone che costruisce la tua credibilità, la tua visibilità e, soprattutto, la tua identità.
In un mondo dove siamo bombardate di promesse impossibili e strategie miracolose, la semplicità è rivoluzionaria. La cura e la verità sono rivoluzionarie. Raccontare la tua piccola storia quotidiana è come dire: “Non sono perfetta, ma ci sono. Sono qui e cammino con te se lo vorrai”. È un messaggio che parla direttamente al cuore del tuo pubblico.
Piccolo passo, grande impatto
Lascia andare il pregiudizio per cui pensi che servano milioni di contenuti ogni giorno o di dover reinventare ogni volta la ruota. Inizia con un dettaglio che ti ha colpita oggi. Scrivilo, condividilo, lascia che il tuo pubblico lo legga. Coinvolgi il più possibile le persone nel tuo discorso. Mettile al centro e relazionati con loro.
Ti sorprenderai di quanto può fare la differenza nella tua comunicazione e nella tua quotidianità di libera professionista. Ciascuna piccola storia ti aiuta a superare la paura dell’impostore, a trovare la tua voce e a lasciare un segno concreto.
Ricorda: le piccole storie sono potenti. Abbine cura. Smetti di etichettarle come superflue, banali o di poco conto. Possono diventare la tua chiave segreta per creare empatia, connessione e fiducia. E soprattutto, sono il modo più umano e autentico di comunicare, senza sentirti sopraffatta o costrette a rincorrere successi impossibili.
In breve? Le piccole storie ti aiutano a costruire una comunicazione efficace e SOSTENIBILE nel tempo.
Pronta a cominciare la rivoluzione? Inizia oggi: trova un dettaglio, raccontalo, lascia che la tua autenticità parli. La tua piccola storia potrebbe essere l’inizio di qualcosa di grande.